Marcello Indellicati
Le tecniche della grafica

Il procedimento della stampa calcografica, ottenuta da matrice incisa "in cavo" con la tecnica dell'acquaforte, fu ideato nel 1400 (secondo il Vasari da Maso da Finiguerra, secondo altri da "il Maestro delle carte da giuoco" di Basilea e secondo altri ancora in Germania o in Olanda) ed ha conservato inalterata sino ai nostri giorni la sua peculiare caratteristica, e cioè la completa manualità di ogni fase della complessa lavorazione.


La lastra metallica, per tradizione di rame (khalkos) o - più comunemente - di zinco, viene ricoperta da una speciale cera e poi incisa dall'artista con punte d'acciaio che mettono a nudo il metallo creando il disegno. Successivamente la lastra viene immersa nel mordente, di solito acido nitrico (chiamato anticamente "acqua forte", da cui il nome del procedimento), che scava il metallo in corrispondenza dei segni incisi. Però è preferibile usare il percloruro ferrico, ad azione più lenta, ma più precisa. La varietà delle punte usate, i diversi tipi di mordente, la concentrazione e la temperatura dello stesso, la durata del tempo di morsura (che può variare per le singole parti della stessa lastra) consentono di ottenere molteplici effetti in fase di stampa. Completata la morsura e rimosso lo strato protettivo di cera, la lastra viene inchiostrata a caldo, battendo l'inchiostro (più denso del miele) con un tampone di pelle per farlo penetrare in ogni solco. Si inizia, quindi, la laboriosa pulizia della lastra usando prima una tela speciale (tarlatana), poi la carta ed infine il palmo della mano. Però, può essere lasciato sulla superficie un velo più o meno regolare di colore per ottenere una certa "atmosfera". Terminate queste operazioni (che vanno ripetute per la stampa di ogni copia), la lastra, riscaldata, viene fatta passare insieme con la carta inumidita (e protetta da feltri) fra i cilindri del torchio, i quali - esercitando una fortissima pressione - fanno penetrare la carta nei solchi dell'incisione, "pescandovi" l'inchiostro che contengono. In tal modo, ad ogni solco scavato nella lastra corrisponderà una linea sulla carta. La lastra, schiacciata dal torchio, lascia sulla carta un'impronta detta "battuta" che incornicia l'immagine e le cui misure costituiscono uno dei tre elementi d'individuazione della stampa (gli altri due sono la misura del foglio e - se presenti - le linee che delimitano il disegno).


Oltre che all'acquaforte, la matrice può essere incisa con la tecnica dell'acquatinta (usata in Olanda sin dai primi del 1600, ma diffusasi nel 1700) che consente di ottenere diverse tonalità mediante la copertura di alcune parti della lastra con speciali graniture, di solito pece greca o bitume, fuse a caldo, le quali proteggono solo in parte il metallo dalla corrosione del mordente.


La lastra, infine, può essere completata a "puntasecca", cioè incidendo a mano (con punte d'acciaio) dei solchi per rinforzare alcuni toni o per ottenere particolari effetti vellutati. Tale procedimento (molto usato da Rembrandt) deve però essere ripetuto dopo la stampa di poche copie perchè il metallo sollevato dalla punta ("barba") - e che trattiene l'inchiostro - viene schiacciato dalla pressione del torchio. La puntasecca viene anche utilizzata - dalla fine del 1400 - come tecnica a sè di incisione manuale del metallo (rame o zinco), dando origine a stampe molto raffinate e di particolare bellezza per la sottigliezza del tratto ottenuto rasando le barbe dei solchi. Se, invece, vengono incisi solchi profondi e ravvicinati e non si tolgono le barbe, si ottengono toni molto scuri e "pittorici". Però, per i motivi anzidetti si possono ottenere solo tirature limitate. Tuttavia il tratto a puntasecca spesso tradisce lo sforzo della incisione manuale del metallo, per cui è difficile ottenere i segni scorrevoli e "di getto" caratteristici dell'acquaforte.


I fogli, una volta essiccato l'inchiostro, vengono poi numerati e firmati dall'autore sul bordo bianco del foglio, contenente anche l'impronta a secco del sigillo dello stampatore (o "torcoliere"), che può essere lo stesso incisore, il che rende la stampa più pregevole. La numerazione è costituita da due numeri arabi divisi da una sbarra (es. 12/59): il secondo indica il numero totale delle copie stampate da una matrice (59), mentre il primo indica il numero progressivo di stampa (la dodicesima copia di una serie di 59 stampe). Nelle grandi tirature le ultime stampe sono solitamente più sbiadite delle prime. I numeri romani vengono invece usati per individuare le P. d' A. (prove d'autore), numero limitato di copie che l'autore riserva per sè, per amici, per critici, ecc... Non vengono invece numerate le P. di S. (prove di stampa) che servono per mettere a punto l'inchiostratura, il colore, la pressione del torchio e simili. La tiratura può comprendere più stati, ognuno dei quali corrisponde ad un livello di avanzamento dell'incisione o a modifiche della stessa. Di conseguenza, gli stati possono essere costituiti da un numero variabile di copie. La stampa può anche essere effettuata su carta velina lievemente colorata che viene incollata sul foglio bianco: lo scopo è di ottenere un risultato estetico, ma soprattutto la riproduzione esatta dei dettagli più fini, data la sottigliezza della grana della velina.


Le stampe calcografiche (acquaforte, acquatinta e puntasecca) possono anche essere colorate durante la stampa usando inchiostri diversi (sulle varie parti della lastra) che, a seguito della pulitura, si fondono tra loro dando origine a delicate sfumature di colore. Si può anche acquerellare la stampa dopo l'essiccazione, ottenendo così una più netta separazione di colori. Completata la tiratura di tutte le copie la lastra viene resa non stampabile ("biffata"). Tutto questo aiuta a comprendere il fascino sottile dell'acquaforte, vera stampa d'arte, che, riportandoci indietro nei secoli, ci fa riscoprire antichi valori che esaltano l'ingegno ed il lavoro manuale dell'uomo in un'epoca così tecnologica come la nostra.


Altre tecniche: vernice molle, maniera nera (o mezzotinto), lavis, punteggiato, monotipo, retroussage, stampa sullo stesso foglio di più lastre colorate con inchiostri diversi, lastra tagliata in più pezzi combacianti e colorati diversamente, processo allo zucchero, a pennello, ecc...

torchio